Skip to main content

Diastasi addominale: dalla fisiokinesiterapia all’intervento chirurgico

Benchè la sola presenza di una diastasi addominale non dia adito ad emergenze, occorre definire bene quale è il punto in cui cessa di essere una semplice condizione anatomica e diviene invece una patologia su cui occorre invece intervenire.

Diastasi addominale e fisioterapia

Si inizia a parlare di diastasi addominale quando la distanza tra i due muscoli retti è pari o superiore ai 2 centimetri. La presenza di un piccolo distanziamento del tutto asintomatico è una condizione molto ben tollerata dal paziente che può essere indirizzato verso una terapia di tipo fisiokinesiterapico.

[L'articolo continua dopo il filmato]

diastasi addominale fisiokinesi

Al momento non c’è ancora una uniformità di vedute e indicazioni da parte della comunità scientifica per quanto riguarda l’uso della fisioterapia o della fisiokinesiterapia nella gestione della diastasi addominale. Personalmente però penso che la fisiokinesiterapia sia fondamentale soprattutto nelle diastasi in fase iniziale, quando la distanza tra i muscoli retti è ancora poca e non siamo in presenza di impedimenti fisici allo svolgimento di questa attività.

E’ importante tra l’altro sfruttare la fisiokinesiterapia per prevenire la comparsa della diastasi addominale o un suo peggioramento: è il caso ad esempio del post parto delle donne che hanno partorito con taglio cesareo ma anche naturalmente dove è consigliato lavorare rinforzando i muscoli laterali dell'addome e non fare i cosiddetti “crunch”, ovvero la ginnastica tipica di quando si allenano i muscoli retti. Il movimento errato infatti andrebbe solo a peggiorare la situazione!

Diastasi addominale: quali esercizi consigliati?

Se i muscoli retti sono vicini, il movimento di contrazione dal basso verso l’alto e viceversa tipico del crunch ha come unico risultato che questi si ipertrofizzano e basta; ma se sono già un po' allontanati nel momento in cui si fa questa ginnastica la fessura tra i muscoli retti si allarga. Ecco perché in presenza di diastasi addominale è controindicato fare la ginnastica di rinforzo dei muscoli retti quando è indicato invece fare una ginnastica dei muscoli larghi dell'addome, cioè dei fianchi che vanno quindi a sospingere e stringere i muscoli retti verso il centro.

Cosa fare quando la fisiokinesiterapia non è risolutiva?

Se non si ottengono risultati apprezzabili con la fisiokinesiterapia o la diastasi addominale è già in uno stadio più avanzato, allora occorre affrontare il discorso da un punto di vista chirurgico. In questo caso non si valuta solo la distanza tra i muscoli retti, ma anche il loro spessore le connessioni con i muscoli larghi. Tutto questo è indispensabile per poter gradualizzare il trattamento.

Qual è il percorso consigliato in presenza di diastasi addominale?

Per rispondere correttamente a questa domanda è doveroso fare una premessa: fino a non molti anni fa si parlava poco della condizione di diastasi addominale; di contro, ultimamente pare essere diventata una patologia “di moda” il che ha portato molti chirurghi a cimentarsi negli interventi di risoluzione delle diastasi addominali senza avere una esperienza specifica o una preparazione specifica. Il risultato è che a pazienti generalmente terrorizzati vengono proposti interventi per diastasi addominali a qualsiasi stadio – generalmente in laparoscopia o, proprio perché più di moda, mediante la chirurgia robotica - senza preoccuparsi di calibrare l’intervento sulla reale dimensione della problematica e alle condizioni della persona o non prestando quei piccoli ma significativi accorgimenti che possono rendere migliore l’intervento.

Ad esempio: molti chirurghi inseriscono la protesi di riparazione della diastasi addominale direttamente dentro la cavità addominale; non è un delitto, una cosa sbagliata dal punto di vista medico, ma lo stesso risultato di protezione e rafforzamento si può avere inserendo la protesi dietro i muscoli retti evitando il contatto con i visceri.
La realtà è che ogni paziente è un caso a sé, quindi la chirurgia va fatta su misura!

Esempio: trattamento della diastasi addominale post parto

La donna nel post parto è la paziente tipo per spiegare meglio in cosa consiste un intervento complesso di diastasi addominale.
In genere la donna nel post parto non presenta solo la diastasi dei retti addominali, più spesso ha anche una piccola ernia ombelicale, una serie di smagliature periombelicali, ha una plica cutanea e sottocutanea di una certa entità e quindi questa sensazione di essere incinta ancora, con la pelle che si arrotola che scende verso il basso.

Questa è una paziente che sarà candidata a una riparazione, ma se vuole ottenere anche un risultato cosmetico dovremo abbinare una addominoplastica o una mini addominoplastica, quindi un intervento che si fa in anestesia generale con un'incisione che segue il cesareo si ha fatto il cesareo, e da quell'unica incisione si deve provvedere a

  1. un riavvicinamento dei muscoli retti sulla linea mediana
  2. alla riduzione della componente erniaria
  3. alla protezione dietro i muscoli retti (non all’interno della cavità addominale) con una protesi che quindi chiuda questa debolezza.
  4. Completare l’intervento con una addominoplastica cioè levando un pezzo di cute e sottocute e tendendo la pelle

Questo tipo di intervento assicura alla paziente risultati funzionali ed estetici eccellenti, ma è riservato a quelle pazienti che non vogliono più avere figli perché altrimenti si vanifica l’intervento.

Ci sono altri casi in cui per esempio non c'è bisogno di una addominoplastica e basta la riparazione con una rete dietro i muscoli e la chiusura dei muscoli fatta per via robotica costituisce l’intervento ideale se fatto bene e indicato bene.
Ecco perché insisto che tutti questi pazienti debbano essere trattati in maniera personalizzata, a ogni paziente suo intervento!

Quali rischi si corrono se la diastasi addominale viene trattata con un intervento chirurgico errato?

Il primo rischio è di essere operati quando non si deve essere operati e questa è la cosa peggiore di tutte. Ribadisco, se la diastasi addominale è a uno stadio iniziale e non provoca sintomi il rischio è di avere una indicazione chirurgica quando non necessaria. Credo che nessuno voglia vivere l’esperienza di un intervento chirurgico quando non è strettamente necessario!

Il secondo rischio è di fare un intervento sovrastimato. Il chirurgo si imbarca in un intervento troppo impegnativo e invasivo per quella specifica situazione. Ad esempio, nel caso una piccola ernia ombelicale senza diastasi o con una distasi minima può essere sufficiente un intervento localizzato periombelicale per la rimozione dell’ernia

Il terzo rischio è di incappare in chirurghi che fanno un solo un tipo di intervento perché sanno fare solo quello e per esempio affrontano come se fosse solo una diastasi dei muscoli retti una paziente con un floppy abdomen, con la ptosi cutanea, con le smagliature e magari anche un’ernia addominale. La paziente non sarà contenta dal punto di vista cosmetico per avrà avuto un intervento che non è completo.

In ultimo c’è il rischio di recidiva: se la diastasi addominale non viene completamente riparata, se la protesi non è adeguata o posizionata in modo corretto o se in generale l’intervento non è fatto bene il paziente può ritrovarsi nella situazione iniziale.